Il “dito a scatto” è una patologia tendinea molto comune tra i lavoratori che utilizzano le mani per movimenti ripetitivi in chiusura, come ad esempio parrucchieri, potatori o impiegati che utilizzano molto la tastiera del computer.
Tecnicamente il nome di questa patologia è “Tenosinovite stenosante dei flessori delle dita” e come suggerisce il nome si tratta di una patologia infiammatoria a carico delle guaine sinoviali dei tendini dei muscoli flessori delle dita, la quale in una situazione di normalità permette al tendine di scorrere al suo interno e quindi di piegare e di stendere le dita.

Sintomi

Come fai a capire se soffri di questa problematica? Se hai il dito gonfio, senti rigidità nel movimento, hai dolore al movimento, senti un piccolo nodulo alla base del dito e vedi il tuo dito scattare mentre lo pieghi e mentre lo stendi, dovresti contattare un medico o un fisioterapista.
Il sintomo principe del “dito a scatto” è l'incapacità di stendere un dito con un semplice movimento, per cui sarà necessario spingere maggiormente per eseguire l'estensione e si sentirà uno scatto sul tendine, nel punto in cui la guaina ostacola il movimento.
L'utilizzo di forza eccessiva per forzare questo blocco meccanico, il dolore intenso, il riposo eccessivo conseguente al dolore, il frizionamento e lo sfregamento del tendine contro la guaina ad ogni passaggio tendono nel tempo ad aggravare i sintomi e a peggiorare la prognosi.


Gli stadi del "dito a scatto"?

A seconda della gravità della patologia possiamo utilizzare la classificazione di Green per stabilire quale terapia sarà più efficace per il tuo problema:

Grado 1 – non c'è ancora lo scatto, ma sono presenti dolore e gonfiore alla base del dito.
Grado 2 – fase dello scatto attivo, in cui oltre al forte dolore il dito “scatta” mentre si eseguono dei movimenti attivi di flessione ed estensione.
Grado 3 – fase dello scatto passivo, quando è necessario utilizzare l'altra mano per riportare il dito alla posizione iniziale.
Grado 4 – in cui il dito rimane bloccato in flessione.

La terapia

Una parte importante del trattamento consiste nella gestione del carico giornaliero e settimanale del lavoro manuale: utilizzare maggiormente la mano sana durante il lavoro e modificare certe abitudini può contribuire notevolmente a ridurre l'infiammazione.
Un secondo obiettivo è quello di ridurre l'infiammazione e migliorare la forza e la capacità di carico del tendine con esercizi di tipo isometrico, che riducono la quantità di acqua all'interno del tendine, liberando dello spazio per lo scorrimento dei tessuti.
Infine l'utilizzo della terapia fisica come laserterapia, tecar o ultrasuoni è indicato per facilitare il recupero metabolico del tendine ed accorciare i tempi di guarigione.

I tempi di guarigione

Come per tutte le altre problematiche tendinee cerchiamo di farvi capire che sono problematiche che ci hanno messo tanto tempo a presentarsi e per cui sarà necessaria un po' di pazienza e di costanza negli esercizi per poter guarire.
Di solito in 3-4 settimane c'è una risoluzione dei sintomi dolorosi e dello “scatto”, ma il tendine dovrà continuare ad essere allenato a casa per almeno 4-6 mesi, per poter raggiungere un buon grado di resistenza meccanica al lavoro ed evitare così sgradevoli ricadute.

 

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